Chiamarlo meteo o cambiamento climatico a questo punto cambia poco: anche quest’anno in Emilia-Romagna la vendemmia gioca d’anticipo. Si parte l’8 agosto con lo stacco dei primi grappoli d’uva bianca per le basi spumante; ma secondo Confagricoltura pure i vitigni a bacca rossa potrebbero essere interessati in netto anticipo, entro la fine del mese. L’associazione degli agricoltori però non vede la cosa troppo negativamente e stima un aumento della produzione del 10% rispetto al 2023, anno di raccolta scarsa, sotto la media delle ultime cinque annate. C’è però un punto di domanda sulla resa in collina: perchè incombono, dice Confagricoltura, “le incognite della siccità e della scarsa disponibilità d’acqua a uso irriguo, variabili che potrebbero ridurre sensibilmente il raccolto e in particolare quello dei vitigni a maturazione tardiva”. Ma, si diceva, regna l’ottimismo: “le uve sono sane in grado di raggiungere un elevato standard qualitativo come pure l’intensità aromatica richiesta da vitigni quali la Malvasia di Candia dei colli parmensi e piacentini”, si legge in una nota dell’associazione. A preoccupare sono gli attacchi di malattie importanti della vite, presenti sul territorio regionale a macchia di leopardo, sempre più difficili da gestire e controllare, come flavescenza dorata (in special modo in prossimità dei fiumi) e mal dell’esca (quest’ultima favorita dall’eccesso di piogge primaverili e poi dal caldo record). Tornando ai numeri, si attende una vendemmia positiva per il Lambrusco, dopo due anni di produzione al ribasso; come pure per il Pignoletto, in crescita di circa il 20% rispetto allo scorso anno.
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