L’Emilia-Romagna resta locomotiva d’Italia ma, dopo il 2023, anche quest’anno si chiude con segnali di forte incertezza. Con la fine che si avvicina per questi 12 mesi, è il tempo dei bilanci: come lo è il report stilato in collaborazione tra Regione e Unioncamere. E anche il prossimo anno non andrà meglio. Il segnale più significativo del clima che si respira arriva dall’export di prodotti regionali, che nel 2024 segna un punto percentuale di flessione – è successo solo altre 3 volte negli ultimi 35 anni.
In generale il Pil emiliano-romagnolo rallenta, tra tensioni internazionali e industria pesante in affanno: +0,9%, un risultato che contrappone il buon andamento di occupazione e investimenti alla frenata del commercio con l’estero. Considerando il biennio 2024-2025, l’Emilia-Romagna sarà comunque la prima regione italiana per crescita, con un +1,8% superiore di 3 decimali al dato italiano. Guardando più avanti nel tempo, fino al 2027 si prevedono tassi di crescita che stenteranno a distaccarsi dall’1%. Le esportazioni soffrono in questo momento storico: in primis quelle legate all’automotive, in particolare alla fornitura di componentistica. Di conseguenza fatica pure l’industria: quella della moda ne risente di più, cresce solo l’alimentare. Causa alluvioni, continuano però le difficoltà dell’agricoltura.
Reggono per ora le costruzioni ma si prospetta un 2025 in caduta per via dell’esaurirsi degli incentivi. I numeri migliori sono nel settore dei servizi, trainati dal turismo. Prosegue la crescita dell’occupazione, che vede quindi il tasso di disoccupazione attestarsi al 4,2%.