Vigilessa uccisa, la teste: “Gualandi non poteva portare un’arma”

Redazione

Non poteva portare un’arma”, perchè “chi svolge servizi interni non deve essere armato”: è un passaggio delle risposte che la comandante della Polizia locale di Anzola dell’Emilia e Sala Bolognese Silvia Fiorini ha dato alla procuratrice aggiunta Lucia Russo in Corte d’Assise a Bologna, nell’ambito del processo che vede l’ex comandante Giampiero Gualandi alla sbarra per l’omicidio di Sofia Stefani. Ebbene Gualandi, la pistola dalla quale è partito il colpo verso la 33enne collega, in ufficio non avrebbe dovuto tenerla: “era assegnatario di un’arma e andava a fare le esercitazioni al poligono di via Agucchi a Bologna, ma non poteva portarla, e non l’ho mai visto maneggiare o pulire l’arma in ufficio”, ha detto ancora la teste.

L’imputato ha sempre sostenuto che il colpo partì per caso durante una colluttazione, mentre per la Procura si tratta di omicidio volontario. Si è appreso inoltre, specificato ancora dalla comandante, che Gualandi non ha più svolto servizi esterni dal settembre del 2021. E rispondendo ad altre domande, Silvia Fiorini ha chiarito anche come mai la vittima non fosse stata confermata nel ruolo di vigilessa, passati i mesi di prova: “aveva comportamenti non consoni”, ha detto la comandante, rivelando diverse lamentele da parte dei colleghi. Proteste che, secondo invece un’altra ex collega sentita come teste, erano invece frutto di gelosie che la Stefani subiva.

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