Si avvicina il 44esimo anniversario della strage di Ustica: quel 27 giugno del 1980 un Dc-9 della compagnia aerea Itavia – partito da Bologna e diretto a Palermo – scomparve sui cieli dell’isola di Ustica. 81 le vittime, tra passeggeri e membri dell’equipaggio, 13 erano i bambini. A fare scalpore sono le parole di un addetto militare in quegli anni all’ambasciata italiana in Francia, durante un’intervista registrata che andrà in onda domani su Rai Tre, dedicata proprio ai 44 anni dalla strage di Ustica: mi fu ordinato di riferire che il radar era spento, questo il passaggio principale. Secondo quanto afferma il militare, furono i suoi superiori ad ordinargli, di fatto, di non consegnare a Roma il rapporto dei radar della base aerea in Corsica, a Solenzara, affermando che erano chiusi. Com’è andata nello specifico? “Lo stato maggiore italiano mi ha chiesto di chiedere allo stato maggiore francese il rilevamento radar di quella notte – afferma l’ex addetto militare durante l’intervista -. Il colonello francese mi disse che dal momento che la base di Solenzara era chiusa, è stato comunicato allo Stato Maggiore italiano che il radar era in manutenzione”. Parole non di poco conto: acclarato – nonostante qualche residuale resistenza – che poco prima dell’esplosione in volo del Dc-9 era in corso una battaglia aerea tra velivoli Nato e Mig libici proprio in quell’area del Tirreno, c’è ancora un filone giudiziario aperto: un fascicolo in mano ai magistrati dal 2008 per far piena luce sulla catena di responsabilità che hanno portato a quello che è stato chiaramente l’abbattimento di un aereo civile. E sui successivi depistaggi
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