E’ un punto di partenza, seppur parziale: perché laggiù tra i piani -8 e -10 della centrale di Bargi ancora invasi dall’acqua non ci si può entrare. Ma i periti incaricati dalla Procura di Bologna di tracciare un quadro delle ipotesi che hanno portato all’esplosione della struttura di Enel GreenPower al lago di Suviana hanno messo sul piatto una serie di ipotesi alla base della tragedia del 9 aprile scorso, che ha causato la morte di 7 persone e il ferimento di 6, tutti addetti all’interno della centrale tra dipendenti diretti e in appalto.
Si tratta di una pre-relazione depositata nei giorni scorsi nell’ambito dell’inchiesta contro ignoti per disastro colposo, omicidio colposo sul lavoro plurimo e lesioni colpose sul lavoro. Siamo quindi ancora nel campo delle ipotesi, ma tutto verte sul guasto meccanico all’alternatore, la cui causa secondo i periti sta in sei possibili origini: il distacco di un polo dell’alternatore; la cavitazione e la rottura della pala della turbina; un’anomalia nel funzionamento del cosiddetto “cuscinetto Mitchell”; un’anomalia nella chiusura della valvola rotativa; un’anomalia nella chiusura del distributore; e, infine, variazioni di pressione a elevata frequenza.
L’analisi dei periti si fonda sullo studio dei dati raccolti dalle due scatole nere “Scada” e dalle testimonianze fornite dai superstiti. La ricostruzione, al momento, di quello che avvenne lascia i brividi: tutto sarebbe successo in appena 6,2 secondi. Quella mattina erano iniziate le prove sul centrifugo meccanico, un dispositivo di sicurezza di nuova fornitura. Il disastro potrebbe essere stato provocato dalla rottura di un componente dell’alternatore, per fatica o per qualche altro fenomeno che ha frenato violentemente l’albero sotto il rotore, lato turbina. In conseguenza di ciò il movimento rotatorio per inerzia avrebbe tranciato un collegamento dell’albero dell’alternatore facendo collassare il gruppo, provocando la fuoriuscita di olio dei cuscinetti e le fiamme che si sono sviluppate.