Non ci fu premeditazione nell’omicidio della ex Atika Gharib da parte di M’Hamed Chamekh, 42enne condannato all’ergastolo dalla Corte d’assise d’appello di Bologna per aver ucciso e poi bruciato la donna, il cui corpo fu ritrovato il 2 settembre 2019 in un casolare a Castello d’Argile nel Bolognese. Lo stabilisce la Cassazione che rimanda a un nuovo processo davanti all’Assise d’Appello, che sarà però chiamata a pronunciarsi “limitatamente” sull’aggravante contestata all’imputato nei primi due gradi di giudizio. M’Hamed Chamekh era stato condannato all’ergastolo, con isolamento diurno per quattro mesi, per l’omicidio pluriaggravato di Atika, con connessi reati – in continuazione – di distruzione di cadavere, incendio, lesioni aggravate e minacce. Atika Gharib, mamma di 32 anni, fu strangolata e poi data alle fiamme con uno straccio intriso di liquido infiammabile infilato in gola. Aveva troncato la relazione con Chamekh dopo che lui ne aveva molestato la figlia. Il corpo fu trovato due giorni dopo l’omicidio, carbonizzato. Lui aveva tentato di fuggire in Francia ma fu arrestato su un treno
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