C’era l’accordo per autorizzare il corteo; no, non è vero, si era detto di non dare il via libera. E’ scontro aperto tra Palazzo d’Accursio e la Prefettura sulla manifestazione organizzata dalla Rete dei Patrioti e da Casapound che si è svolta sabato. E che si sarebbe dovuta concludere in Piazza XX settembre, risultata però occupata da collettivi e centri sociali, in quella che di fatto è stata una contro manifestazione con tanto di scontri e tafferugli con le forze dell’ordine che hanno fatto il giro di tutte le cronache nazionali.
C’è ovviamente la polemica politica: e non potrebbe essere altrimenti, vista l’ultima settimana di campagna elettorale prima del voto per la presidenza della Regione Emilia-Romagna. Ma si è innescata anche una diatriba istituzionale, che vede contrapposti il Comune di Bologna e il prefetto. A dare fuoco alle polveri il Sindaco Lepore che ha chiamato in causa la visita del Ministro Piantedosi i primi di ottobre, quando il titolare degli Interni presenziò al comitato per l’ordine e la sicurezza: in quell’occasione – questa la versione del primo cittadino – si decise di non autorizzare una manifestazione (quella dei Patrioti) così vicina alla stazione, luogo della strage neofascista del 2 agosto 1980.
Secca la replica da piazza Roosevelt, che smentisce la ricostruzione: il comitato per l’ordine e la sicurezza ha condiviso, d’accordo anche Lepore, che non ci fossero ragioni per vietare la manifestazione – dice la Prefettura che smentisce anche (come sostenuto dal Sindaco) che siano arrivate pressioni da Roma perché quel corteo si tenesse.