L’Emilia Romagna tra le regioni italiane col numero più alto di casi di virus West Nile. Nella settimana in cui si è registrato il secondo decesso in Italia del 2024 – lo scorso anno le vittime furono 27 – il dato dei casi registrati in regione vede 4 pazienti con una forma neuro-invasiva e 4 asintomatici, individuati in donatori di sangue. La regione ha registrato anche il primo caso umano autoctono di infezione della stagione che è stato segnalato il 26 giugno nella provincia di Modena. Il secondo paziente ucciso quest’anno in Italia dal West Nile è un 86enne della provincia di Padova, e sono quasi sempre anziani, fragili o immunodepressi ad essere esposti alle conseguenze peggiori del contagio che avviene attraverso la puntura di zanzare. È quindi consigliabile – avvertono gli esperti – proteggersi ed evitare che le zanzare possano riprodursi facilmente. Usare repellenti e indossare pantaloni e camicie a maniche lunghe, soprattutto all’alba e al tramonto, oltre alle zanzariere alle finestre. Tra i consigli utili anche cambiare spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali e tenere le piscinette per i bambini in posizione verticale, quando non sono usate, il punto è evitare l’acqua stagnante. Ad oggi, non esiste una terapia specifica o un vaccino per la febbre West Nile. Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta, varia in genere fra 2 e 14 giorni. Circa il 20% dei casi presenta sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Negli anziani e nelle persone debilitate la sintomatologia può però essere più seria. I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% dei casi (1 persona su 150), e vanno da febbre alta a forti mal di testa, convulsioni, encefaliti, fino alla paralisi e al coma.
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