Sono una trentina le persone riconosciute dalla Digos di Bologna dopo le devastazioni di sabato nel corso della manifestazione “Verità e giustizia per Ramy, il ragazzo di 19 anni morto a Milano il 24 novembre in un incidente mentre si trovava a bordo di uno scooter guidato da un amico, dopo un inseguimento di otto chilometri da parte di tre pattuglie dei carabinieri. Appartengono a vari collettivi e le loro posizioni sono adesso al vaglio degli investigatori, dopo gli scontri fra manifestanti e polizia, lanci di oggetti e danneggiamenti, oltre a scritte comparse nel centro storico e atti vandalici come la rottura di vetrine e la distruzione e incendi di vari cassonetti e cestoni per la raccolta dei rifiuti, con danni ai beni pubblici che, per ora, sono stimati in quasi 70.000 euro. Si era parlato anche di atti vandalici alla Sinagoga, ma è poi emerso, grazie a una precisazione anche del presidente della comunità ebraica di Bologna, Daniele De Paz, che l’area presa di mira è stata quella di via de’ Gombruti, dove si trova l’ingresso degli uffici della comunità ebraica di Bologna e dove sono apparse scritte sui muri a sostegno dei palestinesi. Da più fronti sono arrivate le condanne sindaco compreso, e per ultimo dal presidente della Regione, Michele De Pascale che ha detto: “Non esiste giustificazione davanti a episodi di una simile gravità, fatti come questi richiedono una risposta ferma e unitaria da parte delle istituzioni e dei cittadini, per riaffermare i valori di tolleranza, dialogo e rispetto che caratterizzano la nostra Regione.
Gli scontri “avvengono in città amministrate dalla sinistra e sono tutte e quattro città dove sono presenti e radicati centri sociali e collettivi che da tanto tempo sono sostenuti dalla sinistra – ha detto in un’intervista al programma di La7 Tagadà il senatore di Fratelli d’Italia, Marco Lisei-”Se passa la logica che gli agenti non devono intervenire quando qualcuno scappa, è una logica di totale impunità”.
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