Abbandono scolastico, a Rimini una ventina di casi nell’ultimo anno

Redazione

Riaprono le scuole, si torna sui banchi ma continua a farsi sentire il problema degli abbandoni. A Rimini, pur in maniera più lieve rispetto ad altre realtà, nel corso dell’ultimo anno sono stati una ventina i casi certificati, ma “con almeno il triplo di quelli recuperati nel corso dell’anno”. A dirlo è la vice sindaco di palazzo Garampi Chiara Bellini.

L’amministrazione comunale, con il coinvolgimento dei servizi sociali sceglie “una via diametralmente opposta a quella governativa, che con il decreto Caivano ne ha imboccata una unicamente repressiva”, aggiunge. E arrivano i frutti se “aumentano i recuperi, a fronte di dati fisiologici di abbandono che sono nettamente migliori che in altre parti del Paese”. Coinvolgere i servizi sociali, attivare le reti di prossimità, avviare un processo di incontro e confronto con le famiglie serve “in molti casi” a ridare una possibilità alle loro figlie e ai loro figli. Ma Rimini vuole “andare oltre, aiutando a creare nelle scuole un clima di benessere in grado di migliorare anche i rapporti tra scuola, famiglie, associazionismo, comunità”.

Il tema del benessere, conclude Bellini, porta ad affrontare anche quello della “dispersione implicita”, ovvero quei ragazzi che, pur ultimando il ciclo di studi dimostrano di non avere sviluppato competenze adeguate nei test invalsi. A livello nazionale, dopo l’aumento in pandemia, la dispersione scolastica è scesa ai livelli pre-covid, ma il recupero “non è completo in materie chiave come italiano e matematica”.

Intanto con l’inizio della scuola torna il “Settembre pedagogico” un mese dedicato allo star bene a scuola incentrato quest’anno sul tema “includere, apprendere, insegnare… chi è felice a scuola?”. Nato dalla collaborazione tra Comune e Centro di iniziativa democratica degli insegnati, il programma comprende una ventina di eventi compresi tra il 17 settembre e il 20 ottobre, mettendo insieme docenti riminesi e relatori di livello nazionale. Socie e soci del Cidi sono convinti che l’unica strada percorribile per migliorare la scuola, e di conseguenza la vita di chi la abita sia quella del dialogo tra la comunità scolastica e quella cittadina. Solo allora, attraverso uno sforzo puramente democratico, si avranno cambiamenti efficaci e duraturi.

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