Sono 19mila le vite salvate in Emilia-Romagna grazie agli screening oncologici e all’accesso alle cure. Una stima che tiene conto del numero osservato di morti causate da tumori, dal 2007 al 2019, inferiore al numero atteso rispetto ai tassi medi degli anni precedenti.
Più o meno tante persone quanti sono gli abitanti di Casalgrande, nel Reggiano, o la media di spettatori allo stadio Tardini di Parma. La prevenzione e l’accesso alle cure sono due strumenti fondamentali nella lotta contro i tumori che in Emilia-Romagna, grazie anche ai tre programmi regionali gratuiti di screening e alla rete regionale Oncologica ed Emato-Oncologica, permettono di affrontare la patologia con risultati positivi, come dicono i dati. Nella nostra regione continua a essere superiore alla media nazionale l’adesione ai programmi gratuiti di screening (seno, collo dell’utero e colon-retto), in particolare migliorano i dati per quelli dedicati alle donne, aggiornati a fine 2024. Resta stabile l’adesione allo screening del colon retto, ma la novità è che la Regione sta lavorando per arrivare nel 2028 a comprendere l’intera fascia 70-74 anni e proprio poche settimane fa è iniziata la chiamata alle coorti di nascita 1951 e 1955. A fare il punto oggi, nel corso di una conferenza stampa in Regione a Bologna, in occasione del 4 febbraio, Giornata mondiale contro il cancro, che quest’anno ha come tema “United by Unique” – “Uniti dall’unicità, il presidente Michele de Pascale, l’assessore alle Politiche per la salute, Massimo Fabi, e il coordinatore della Rete regionale Oncologica ed Emato-Oncologica, Carmine Pinto, insieme ai direttori scientifici degli Irccs dell’Emilia-Romagna – Marco Seri, Nicola Normanno, Antonino Neri, Milena Fini e Raffaele Lodi – punti di riferimento per la ricerca e la cura dei tumori.
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