Un autunno complicato per la legge Calderoli sull’autonomia differenziata. Il testo – firmato dal padre del porcellum – dopo essere stato svuotato a novembre da una sentenza della Corte Costituzionale che ha rilevato vari aspetti di incostituzionalità, ora potrebbe avviarsi verso il giudizio degli italiani attraverso il referendum sull’abrogazione totale. Ma non è ancora il momento di andare alle urne. L’ufficio centrale per il referendum della Corte di Cassazione, con un’ordinanza ha deciso che – nonostante i significativi tagli operati a novembre dalla Corte Costituzionale – il referendum per l’abrogazione totale della legge resta in piedi. A cadere è invece il referendum sull’abrogazione parziale, proposto nei mesi scorsi dai consigli regionali di Campania, Emilia Romagna, Toscana, Sardegna e Puglia Secondo la suprema Corte infatti, le norme messe in discussione da questo secondo referendum sono già state cancellate dalla Corte Costituzionale, con quella sentenza di novembre che ha demolito molti aspetti centrali della legge fra cui i famosi Lep (i livelli essenziali di prestazioni), invitando il Parlamento a colmare i vuoti. Ora però la parola torna ancora una volta alla Corte Costituzionale che dovrà esprimersi definitivamente sull’ammissibilità del referendum. Il giudizio riguarderà principalmente il collegamento fra l’Autonomia e la legge di bilancio. La decisione è attesa entro il 20 di gennaio.
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