Migliaia di euro pagati per avere un pezzo di carta che certificasse un’assunzione di lavoro – che tale in realtà però non era, ma che permetteva di ottenere un permesso di soggiorno. A far saltare il banco un cittadino egiziano che ha denunciato alle autorità di aver dovuto sborsare fino a 6mila euro solo per poter arrivare in Italia.
Le lunghe indagini fatte partire dalla Procura di Rimini hanno consentito di smantellare una rete criminale specializzata nel traffico di esseri umani, tra le province di Rimini, Bologna, Forlì-Cesena, Reggio Emilia e Pesaro-Urbino. 12 le misure cautelari eseguite dai Carabinieri: per 4 persone si sono aperte le porte del carcere; altre 7 sono finiti ai domiciliari; una ha l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Un soggetto risulta irreperibile. Tanti i capi d’accusa, tra i principali ci sono il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, lo sfruttamento dei lavoratori e della prostituzione, la corruzione continuata. Tra gli indagati figurano un dipendente dell’Inps, un addetto a un patronato romagnolo e un commercialista delle Marche.
Le indagini hanno portato alla luce un dedalo di aziende, di datori di lavoro ma pure di personale di organizzazioni preposte alla tutela dei diritti dei lavoratori. Stando agli inquirenti, il modus operandi dell’organizzazione, una volta trovate le persone disposte a pagare per arrivare in Italia, era reperire imprenditori conniventi che, previo compenso, stipulavano assunzioni fittizie; ma pure di soggetti pronti a fornire (sempre per denaro) domicili fasulli necessari al rilascio del documento di soggiorno. Sono oltre cento le vittime accertate, soprattutto extracomunitari nordafricani, per un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro. Alcune giovani vittime, secondo i Carabinieri, sono state anche costrette ad avere rapporti sessuali.