Sono quasi 600 gli appartamenti Acer sfitti, e sarebbero in diminuzione secondo il direttore del settore Politiche abitative del Comune, Marco Guerzoni: “Circa la metà devono ancora trovare una loro collocazione in termini di programmazione economica. Lo stiamo facendo in queste settimane, quindi siamo agli ultimi alloggi che rimangono del grosso da ristrutturare. Una volta messi in ripristino, si riuscirà ad arrivare all’obiettivo dello sfitto zero”. Decine di case vuote, spiega “sono già in fase di ristrutturazione o già ristrutturate, ma libere perché in attesa di assegnazione in graduatoria”. La quota di sfitto si sarebbe abbassata: “Ci sono stati tempi in cui questi numeri viaggiavano più vicini al migliaio che ai 500 – osserva Guerzoni – Progressivamente l’intenzione è di ridurre continuamente questo stock, con il pensiero diretto soprattutto agli alloggi che storicamente erano sfitti per carenze manutentive. Ci stiamo arrivando, direi che entro il 2026 ce la facciamo”. Anche utilizzando i fondi Pon Metro, il programma nazionale unitario di interventi per lo sviluppo urbano sostenibile, Acer può fare affidamento solo sul gettito da canone, che a Bologna arriva a circa 20 milioni l’anno, ma così “il sistema non regge”, precisa Guerzoni. Il presidente Acer, Marco Bertuzzi, nei giorni scorsi ha lanciato una provocazione invece del Ponte sullo Stretto, sarebbe stato più utile investire risorse per un piano abitativo pluriennale. Ogni anno si liberano 300-350 alloggi che vanno ristrutturati solo con queste risorse: “Oggi costa intorno ai 20.000 euro, facendo due conti significa che servono sette milioni ogni anno solo per ristrutturare gli appartamenti che si svuotano. Da una quindicina di anni, cioè da quando il sistema così come concepito è entrato in sofferenza – continua Guerzoni- c’è stato un disavanzo, cioè abbiamo lasciato per strada degli appartamenti”, avendo a disposizione “un budget molto limitato”.
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