Circa un ventennio di campagne e di comunicazioni mirate hanno raggiunto lo scopo, vale a dire quasi dimezzare i nuovi casi di Hiv in Emilia-Romagna. Nel dettaglio, tra il 2006 e il 2023 (18 anni per l’esattezza) le nuove diagnosi di sieropositività sono passate da 368 a 220, un calo che supera il 40%. La cattiva notizia è che negli ultimi 12 mesi presi in esame (a cavallo tra 2022 e 2023) c’è in realtà stato un balzo in avanti, dovuto soprattutto alle diagnosi tardive.
A spiegarlo – e a divulgare i dati – è la Regione, in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids che si celebra domenica 1 dicembre. Un’occasione, spiegano da viale Aldo Moro, per rilanciare ancora una volta una campagna di sensibilizzazione sui comportamenti corretti per ridurre i rischi, con numerose le iniziative in programma su tutto il territorio regionale. Ma l’iniziativa ha ovviamente pure l’obiettivo di sensibilizzare le persone sull’importanza di sottoporsi al test e di avere una diagnosi precoce. Resta infatti ancora elevata la quota di coloro che scoprono la sieropositività troppo tardi. Lo scorso anno in Emilia-Romagna le 220 nuove diagnosi di Hiv registrate hanno rappresentato un’incidenza di 4,9 casi ogni 100.000 abitanti. Un numero più alto rispetto alle 167 del 2022, a causa appunto delle diagnosi tardive: si stima siano state il 56% del totale.
Le persone sieropositive in regione sono soprattutto di sesso maschile (74%), di età fra i 30 e i 39 anni e di nazionalità italiana. La modalità di trasmissione principale risulta essere, in 9 casi su 10, quella sessuale. In quasi un quinto dei casi tra le donne, la sieropositività è stata scoperta in corso di gravidanza e per lo più si tratta di cittadine straniere.