Uno sciopero che più atipico non si potrebbe definire: a Rimini – perchè i romagnoli sanno distinguersi – la serrata si è svolta a suon di cin cin. Uno sciopero gentile, così è stato ribattezzato, è quello che si è svolto stamane lungo le coste italiane: ombrelloni e lettini chiusi per due ore, dalle ore 7,30 alle 9,30, per chiedere al Governo la fine dell’impasse nella quale si trova l’ambito delle concessioni balneari. Serve una legge per tutelare le migliaia di imprese, e relative famiglie, titolari di uno stabilimento. A Rimini, si diceva, l’iniziativa più singolare: clienti in ciabatte, telo e costume sono stati invitati a un brindisi a mezzogiorno. Un calice per sostenere i bagnini. Per il resto, al solito in questi casi, è una battaglia di cifre: in Liguria ci sarebbe stata la partecipazione più elevata, lungo la Riviera Romagnola alcuni lidi hanno visto l’adesione superare l’80%. Non tutti d’accordo sulla protesta, nemmeno tra gli addetti ai lavori: Fiba Confesercenti e Sib Confcommercio, che hanno lanciato l’idea, parlano di grande successo della manifestazione. Si sono sfilate invece altre sigle, quali Assobalneari, Federbalneari e Cna, che definiscono la serrata una iniziativa spot. Il nodo resta la procedura di infrazione europea che pende sull’Italia, accusata di non aver ancora fatto partire le gare sulle concessioni prevista dalla direttiva Bolkestein. La riassegnazione deve avvenire entro la fine di quest’anno, ma mancano all’appello criteri nazionali e gli enti locali, come la Regione Emilia-Romagna, si stanno avviando a mettere a punto le procedure per conto proprio.
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