Quasi nove ore di interrogatorio per ribadire la sua versione, cioè che non è stato lui a uccidere Pierina Paganelli. E’ terminata che era quasi sera la lunga giornata di Louis Dassilva, il 34enne metalmeccanico senegalese principale accusato per la morte della 78enne, trovata senza vita nell’area garage del condominio dove viveva, in via del Ciclamino a Rimini. Pugnalata per ben 29 volte. Ad accompagnare l’uomo davanti al procuratore Daniele Paci che ha in mano il fascicolo e agli investigatori della squadra mobile riminese, l’avvocato Difensore Riario Fabbri, e la consulente Roberta Bruzzone. All’uscita dalla Procura l’assalto dei giornalisti, ma bocche cucite sui contenuti dell’interrogatorio per via del segreto istruttorio. Poche parole solo per sottolineare l’estraneità di Dassilva e la natura del rapporto tra lui e la nuora della vittima, Manuela Bianchi: c’era una relazione sentimentale ma il 34enne non era innamorato. Nessun movente quindi, per la difesa, che giustifichi l’omicidio di Pierina Paganelli. Che ha poi ribadito l’alibi: l’uomo, vicino di casa, nei momenti in cui si consumava il delitto era sul divano reduce da un infortunio. In mano agli inquirenti, però, le immagini della farmacia antistante il condominio che immortalano il 34enne camminare senza problemi. Le stesse telecamere che hanno ripreso l’ingresso dell’area garage negli attimi precedenti il delitto. Dassilva resta indagato per omicidio volontario con una serie di aggravanti esclusa la premeditazione. Presto verrà sentita nuovamente anche Manuela Bianchi. Intanto il giudice per le indagini preliminari ha fissato al 28 giugno l’udienza per l’incidente probatorio come richiesto dalla difesa dell’unico indagato. Venerdì il Gip darà incarico a un consulente per l’esecuzione dei test irripetibili sui reperti della scena del crimine
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