Il ministero della Giustizia non sarà responsabile civile nell’ambito del processo che vede imputati dieci agenti della polizia penitenziaria del carcere di Reggio Emilia, accusati di tortura e lesioni nei confronti di un 44enne detenuto tunisino nell’aprile 2023. La decisione – alla quale si sono opposti Procura, difese e parti civili – è stata presa dal Gup Luca Ramponi durante l’udienza preliminare. Dicastero che dunque non è chiamato a risarcire i danni nel caso in cui i poliziotti venissero condannati. Dal canto loro, in fase preliminare, è emersa la possibilità di un’offerta di risarcimento. L’avvocato Luca Sebastiani, che tutela il tunisino costituito parte civile, aveva ottenuto la citazione del Ministero, in udienza rappresentato dall’avvocato dello Stato. Quest’ultimo ha sostenuto che da Roma non sia ha avuto modo di partecipare agli accertamenti tecnici irripetibili promossi sui cellulari degli imputati, circostanza che a suo dire pregiudica la difesa dell’istituzione.
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